Maison Dieu

MAISON

Una lettura fatta di recente mi spinge a fare qualche riflessione sul sedicesimo arcano maggiore dei Tarocchi, Maison Dieu, Casa Dio. E’ una carta, conosciuta ai più come Torre, che viene sempre accolta con una certa apprensione dai consultanti, perché la nomea che accompagna tradizionalmente questo arcano non è certo positiva. Si vedano le seguenti immagini, alcune tratte da mazzi molto famosi, come Rider Waite, Wirth, Crowley

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In generale, l’idea alla quale rimandano, il tratto comune, è il concetto di crollo, distruzione, disgrazia o superbia punita, tutti collegati all’associazione con la biblica torre di Babele. Tutto ciò è fuorviante, nei Tarocchi di Marsiglia correttamente interpretati nulla fa pensare a questo. Intanto il nome stesso della carta, che contiene la parola “Dio”: può avere una valenza negativa un rimando alla divinità? Al padre? “Casa Dio” è un luogo di accoglienza, dove sentirsi protetti, non minacciati. La costruzione è integra, la sommità è sfiorata e sollevata dallo sbuffo colorato: è un’apertura, non un crollo. Jodorowski parla di “qualcosa che stava rinchiuso esce all’esterno”. Le monete colorate che piovono dal cielo indicano abbondanza (i mezzi che ci sono messi a disposizione per realizzare un progetto). I mattoni color carne parlano del corpo fisico, la connotazione fallica dell’immagine è connessa alla fertilità; i personaggi sembrano danzare, fare capriole di gioia, più che cadere dall’alto. Da qui una serie di “parole chiave” di valenza completamente diversa dalla negatività, dura a morire, che la carta si porta dietro: gioia, abbondanza (anche economica), opportunità, progetti, utilizzare il proprio talento, la casa (del padre), una costruzione, un tempio, la convivenza, la famiglia, un feto in arrivo, il gioco, la danza…

Ovviamente la carta a rovescio va interpretata in un senso più vicino a quello tradizionale, come orgoglio punito, rifiuto di Dio e dell’abbondanza, crollo o bancarotta, ma insomma, quando questo arcano esce in una lettura al dritto o in soluzione o in chiusura del consulto, non può che essere un segnale o un consiglio costruttivo del quale il consultante deve rallegrarsi e accogliere con gioia e positività.

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La numerologia nei Tarocchi: una particolarità densa di significato

Questo è il primo di una serie di articoli che sto progettando di scrivere a proposito della numerologia nel Tarot, del rapporto quindi tra Arcani e numeri: tale relazione è stretta e la sua importanza è sottolineata dal fatto che i numeri sono ben evidenti nel cartiglio di ciascuna Lama, posizionati in alto e al centro, dunque in massima evidenza (nulla è un caso nel Tarot, è bene ricordarlo!). Come consiglio di lettura, come spesso mi accade, rimando alla “Via dei Tarocchi” di Alejandro Jodorowski, nella cui prima parte è dedicato a tale argomento un ampio e esaustivo capitolo. Oggi voglio far notare un particolare piccolo, che può passare inosservato, ma assai significativo e indicativo della dottrina, della filosofia alla base dei Tarocchi. Osserviamo la seguente serie

I II III IIII

molto semplicemente sono i primi quattro Arcani; se osserviamo i numeri in alto vediamo che sono in sostanza quelli romani: I, II, III e IIII, con la differenza che il quattro non è scritto, come ci aspetteremmo, con il classico IV. Osserviamo altre carte:

9 14 19

in tutte sono presenti quattro stanghette verticali: VIIII invece di IX per il nove, XIIII invece di XIV per il quattordici, XVIIII invece di XIX per il diciannove. Cosa significa? Possibile sia solo una leggerezza o un errore dello stampatore? Difficile crederlo, a maggior ragione se pensiamo che questo mazzo, come gli altri Marsigliesi, risale a un epoca, il Settecento, dove la numerazione in stile romano era diffusa e consueta.  Ebbene, anche qui sta nascosto uno degli innumerevoli (centinaia!) codici che veicolano il messaggio segreto e esoterico dei Tarocchi. Se riflettete, scrivere “IV” significa “5-1” o “uno di meno per arrivare a cinque”, scivere “IX” significa “10-1” o “uno di meno per arrivare a dieci” e così via, dunque in pratica si evidenza una mancanza, una differenza per arrivare al numero più grande. Quando invece il Tarot scrive IIII è una sequenza crescente, “progressiva”, così come VIIII, XIIII ecc. Ciò sta a significare appunto che i Tarocchi hanno un senso progressivo, segnano una strada evolutiva di continua aggiunta, mai di sottrazione: l’insegnamento del Tarot è fatto di tappe successive e sempre più elevate, come in una scala. L’arricchimento del sapere e della conoscenza di sé e del mondo che questa dottrina diffonde non può essere mai associato a un’immagine, sia pure un particolare apparentemente insignificante, di diminuzione o difetto. E’ una piccola cosa, ma di enorme portata.

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Il Mazzo Rider Waite

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Il mazzo detto Rider-Waite Tarot è uno dei più celebri e usati al mondo; indubbiamente buona parte del suo fascino è dovuto alle evocative e eleganti immagini in stile art decò dovute alla pittrice Pamela Colman Smith; esso apparve per la prima volta nello scritto ” The Picturial Key to Tarot” pubblicato all’inizio del Novecento a opera del grande studioso, scrittore e esoterista inglese Arthur Edward Waite, membro dell’Hermetic Order of the Golden Dawn. Il valore e il ruolo di Waite nella storia dei Tarocchi sono indiscutibili: per lui le carte sono la rappresentazione simbolica di idee universali, contengono una “Dottrina Segreta” e i “Trionfi Maggiori” in particolare incarnano la via tramite la quale si può arrivare alla più alta Verità Spirituale. Il successo del mazzo risiede in particolare nella esplicita rappresentazione di ciò che in altri mazzi, in particolare i Marsigliesi, è codificato in maniera più nascosta (si confronti, ad esempio, il simbolo dell’infinito sospeso sopra il capo dell’Arcano n 1, il Mago, e il cappello “a forma di infinito” che indossa il Bateleur ):

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soprattutto gli Arcani Minori sono pienamente raffigurati (secondo le convinzioni di Waite, ovviamente) con personaggi e immagini che forniscono una chiave di lettura intuitiva e immediata dei significati. L’idea di dare risalto alle immagini, prima ancora del valore simbolico, era indubbiamente corretta: così facendo, la lettura dei Tarocchi è diventata una pratica quanto mai diffusa e popolare, andando però incontro al rischio di un’eccessiva banalizzazione. Alla luce delle più recenti teorie della Tarologia, il mazzo appare oggi un po’ superato dal punto di vista più rigorosamente esoterico e teorico: risente in particolare del forzato accostamento dei Tarocchi alla dottrina della Cabala (con le 10 Sephiroth e l’Albero della Vita) e di alcune clamorose variazioni come lo scambio di posizione degli Arcani della Giustizia (che diventa il n XI) e della Forza (che diventa il n VIII) dovute a personali considerazioni astrologiche dell’autore.

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Insomma, le belle immagini conservano solo vaghe tracce simboliche della originale Struttura Cifrata, ma l’importanza che l’opera ha avuto nella storia dei Tarocchi resta immutata.

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