Conoscere i Tarocchi

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Cosa potete trovare su questo sito: brevi articoli divulgativi, in base alle mie modeste conoscenze, sulla storia, il significato, il funzionamento e l’uso dei Tarocchi di Marsiglia. Le immagini dei tanti mazzi che hanno fatto la storia degli Arcani e soprattutto la possibilità, a un costo simbolico, di provare la lettura seguendo i principi della Tarologia (differente dalla Cartomanzia) e secondo un metodo messo a punto da me dopo anni di apprendimento e frequentazione dei più avanzati Corsi e Seminari sui Tarocchi. Scrivete all’indirizzo e.mail

max.acarnonove@gmail.com

per avere informazioni sulle sessioni di lettura.

Ciao a tutti,

Max

I Tarocchi di Marsiglia

Basta dare un’occhiata alla vetrina di un negozio specializzato per rendersi conto di quanti mazzi di Tarocchi esistano al mondo. Molti hanno la loro ragione di essere solo per motivi commerciali o di curiosità e sono delle libere reinterpretazioni degli Arcani secondo temi specifici: Tarocchi delle Fate, dei fumetti, del Kamasutra, dei gatti ecc ecc; divertenti ma davvero nulla di più. Esistono poi i mazzi creati dai grandi esoteristi e studiosi del passato, come Rider Waite (forse il più famoso e diffuso), Paul Marteau, Wirth, Crowley… A differenza dei Tarocchi commerciali prima citati, questi sono ovviamente il frutto di eccellenza del sapere e delle convinzioni dei loro creatori, ma proprio qui sta, in un certo senso, il loro limite; convinti dall’alto della propria sapienza che il “Tarot” (questo il nome corretto) fosse uno strumento perfettibile, lo hanno modificato e riadattato secondo le loro conoscenze e idee, inserendo o evidenziando di volta in volta elementi di cabala, religione egizia, astrologia… questi sono sì tutti componenti più o meno nascosti degli Arcani, ma nessuno in particolare può caratterizzare in modo univoco i Tarocchi, che hanno proprio nella multiforme ricchezza culturale dei riferimenti a correnti di sapere esoterico e tradizionale antiche la loro caratteristica fondante. Dunque queste rielaborazioni, per quanto acute e per certi versi illuminanti, hanno portato a mazzi anche assai distanti dall’originale, su tutti gli esempi di Crowley

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o Rider Waite, che ha letteralmente reinventato gli Arcani Minori, esplicitando i loro significati nascosti (o quelli che lui riteneva tali) in vere e proprie immagini animate

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Ma qual è il mazzo “originale” dei Tarocchi? Oramai la maggior parte degli studiosi è d’accordo nel considerare il “Tarot de Marseille”, il Tarocco di Marsiglia, l’autentico depositario del sapere trasmesso dagli antichi creatori, quello dove la simbologia esoterica, i codici segreti, in una parola, la “struttura cifrata”, è la più completa e coerente con il messaggio trasmesso dagli stessi Arcani. I mazzi più datati che conosciamo sono della seconda metà del Seicento circa, ma le caratteristiche comuni dimostrano l’esistenza di esemplari più antichi dei quali non abbiamo traccia. Quella dei cartai era una vera e propria corporazione con tanto di permesso regio e presumibilmente all’interno di tale cerchia si tramandavano, con risultati altalenanti a seconda del valore dello stampatore, i segreti noti soltanto agli iniziati. Il mazzo più accurato e completo è quello di Nicolas Conver del 1760 e non a caso è quello che Philippe Camoin e Alejandro Jodorowski hanno preso a modello principale per il celebre e monumentale restauro dei Tarocchi di Marsiglia che è alla base di tutti i moderni mazzi. Attraverso un immenso, filologico lavoro di comparazione anche con altri mazzi, sono così stati recuperati tutti, o quasi, i codici segreti contenuti nei singoli Arcani, svelando elementi che il tempo aveva cancellato, si erano persi per l’usura degli stampi e dei colori o semplicemente per le scelte dei vari stampatori. Ricordiamoci che nei Tarocchi, che si esprimono attraverso un linguaggio ottico, cioè per immagini, nulla è lasciato al caso, e dietro ogni dettaglio, cartiglio o colore si cela un preciso messaggio iniziatico e esoterico. Qui sotto alcuni esempi del mazzo di Conver, come è arrivato fino a noi, comparati con la versione restaurata di Camoin/Jodorowski.

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Un tiraggio secondo i più recenti principi della Tarologia è possibile solo attraverso il Tarot di Marsiglia così restaurato: chi volesse provare la lettura, può contattarmi all’indirizzo e.mail max.arcanonove@gmail.com

TAROLOGIA: un nuovo approccio alla lettura dei Tarocchi

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In una consulenza tarologica non c’è nulla della rigidità e del fatalismo (tutto è già scritto) di una “normale” seduta di cartomanzia. Come disciplina e pratica innovativa, la Tarologia recupera l’autentico significato e uso dei Tarocchi come “macchina metafisica” e non come aleatorio strumento di (sola) divinazione: attraverso ciò che gli Arcani ci dicono del passato e presente di una data situazione, e i possibili futuri, la lettura si sviluppa come una progressiva acquisizione di consapevolezza da parte del consultante, aiutandolo a prendere, da solo, le decisioni più utili e positive per il proprio futuro e la propria evoluzione (con le cosiddette “carte soluzione”, i Tarocchi ci danno consigli che, se applicati, portano a superare i blocchi che ci condizionano, gli ostacoli tra noi e la realizzazione dei nostri desideri). Ma la maniera migliore di verificarne l’efficacia è provare! Per informazioni su una sessione di Tarologia, scrivete a max.arcanonove@gmail.com

E’ “giusto” farsi pagare per leggere i Tarocchi?

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Cari consultanti, mi pongo questa domanda da quando ho cominciato a studiare e poi a praticare i Tarocchi e continuo a farlo anche ora che già da diverso tempo sono passato dai consulti gratuiti a quelli a pagamento. Si, credo che un compenso sia dovuto, per le ragioni che spiegherò. Come dicevo, per anni ho fatto letture in modo assolutamente gratuito, sia sul sito, ora chiuso, dell’Accademia dei Tarocchi, che autonomamente tramite le varie pagine FB e blog che ho aperto nel tempo: in tale periodo di apprendistato ritenevo infatti che il mio guadagno, nel fare questi consulti, fosse in termini di esperienza e di pratica; i consultanti erano in qualche maniera “compagni di viaggio” in questo percorso iniziale e ciò che ne ricavavo era infinitamente più prezioso di qualsiasi contropartita economica. Terminata questa fase, pur se ben lontano dall’avere concluso il mio cammino di conoscenza (tutt’altro), ho cominciato a domandarmi se chiedere o meno dei soldi per le letture, non essendo questo, comunque, il mio lavoro: non giudico chi dei Tarocchi o di altre pratiche “magiche” ne ha fatto una professione, come in qualsiasi campo esistono ciarlatani e persone serie e che credono in ciò che fanno, ma questa non sarà mai la mia fonte di guadagno. Non è neanche una questione del tipo “è giusto essere ripagati del tempo e dell’impegno profuso nelle letture”: potrebbe essere un “hobby” come altri, un interesse al quale dedicarsi con passione e impegno e ciò non richiederebbe in sé alcuna ricompensa (quante attività svolgiamo per amore, volontariato, interesse solo per noi stessi e non per soldi?). Il discorso è più sottile e riguarda la “parità” che va stabilita tra tarologo e consultante; potremmo definirlo una sorta di “scambio energetico”: l’impegno e la serietà, per una buona sessione di Tarocchi, sono necessari tanto da parte di chi legge che di chi chiede. Offrire la possibilità di letture gratuite mi sono accorto che a volte (non sempre, certo, per fortuna) non “responsabilizza” sufficientemente il consultante: “è gratis, non ho di meglio da fare in questo momento, ci provo…”; magari con domande futili, o ripetute sempre uguali più volte, o non sufficientemente sentite. Il Tarot, se ci crediamo, è uno strumento incredibilmente potente e sofisticato, che sfida la comprensione eppure funziona, creato nei tempi antichi da una saggezza e capacità assai più evoluta della nostra: è giusto svilirlo con un uso distratto, superficiale e poco consapevole? Ecco perché credo sia giusto richiedere un compenso, magari poco più che simbolico, come onestamente credo di fare io, per i consulti; non arricchisce me e non impoverisce chi fa la domanda, ma agendo in qualche maniera da “filtro”, stabilisce un sorta di limite tra che il richiedente occasionale e chi è realmente interessato a ricevere l’aiuto dei Tarocchi e così facendo bilancia le energie di consultante e tarologo.

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Per informazioni su una sessione dal vivo, via telefono o skype, scrivetemi all’indirizzo

max.arcanonove@gmail.com.

Una buona pratica: l’estrazione della carta del giorno

Uno dei primi suggerimenti e esercizi che vengono consigliati a chi comincia a familiarizzare con i Tarocchi è l’estrazione quotidiana di un Arcano Maggiore. La mattina si pesca dal mazzo uno dei 22 arcani e, a fine giornata, lo si riprende per vedere cosa, nel giorno appena trascorso, può avere a che fare con i significati della carta. Potrebbe “predirci” qualcosa che poi verifichiamo essersi avverato, o darci un sugerimento o metterci in guardia su qualcosa (a patto di essere sufficientemente esperti per cogliere il messaggio); o ancora ci potrebbe chiarire il “mood” della giornata, definire lo stato d’animo del periodo e così via. Sforzarsi di comprendere la “risonanza” tra l’arcano e un dato giorno o momento, è la via giusta per rendersi conto di quanto i Tarocchi abbiano a che fare con noi e la nostra vita, interiore e quotidiana, e cosa possono insegnarci. Ecco un esempio molto pratico che mi è capitato proprio oggi. L’estrazione della carta la faccio ogni tanto, non spesso,  stamattina si e è uscito Le pendu (l’appeso); ho riflettuto se fosse un particolare messeggio che aveva a che fare con un mio stato d’animo (per esempio riflessioni che sto facendo, in questo periodo, circa la pratica dei Tarocchi) ma poi è capitato che, un po’ più tardi, ho perduto il portafoglio, credo scivolato dalla giacca che portavo poggiata, sottosopra, sul braccio a causa del caldo. In alcune rappresentazioni della carta (p.e. nei Tarocchi di Wirth, si veda di seguito) il personaggio, che ricordo è un uomo legato e appeso a testa in giù (“sottosopra”) si vedono delle monete che cadono dalla sua giubba, e infatti c’è anche un collegamento con la perdita di denaro, come nel mio caso.

Ecco così che, a aver immaginato il vero significato dell’estrazione, forse avrei evitato di portare la giacca a quel modo, risparmiandomi così la perdita di soldi, documenti, bancomat e anche tanto tempo passato al telefono e dai carabinieri per blocchi e denunce varie. Sono tanti i modi con i quali i Tarocchi ci parlano, non sempre purtroppo siamo abbastanza acuti per capire in tempo….

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Sull’efficacia di rituali e altre pratiche “magiche”

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Di recente mi è stata fatta un domanda circa l’efficacia e i tempi di realizzazione di un rito “di innamoramento” richiesto dalla consultante (a un conoscente o un “professionista” poco importa…) per far avvicinare a lei un uomo di suo interesse ma che, di fatto, in pratica non conosceva neanche di persona (questi particolari erano venuti fuori da una lettura che, giorni prima, avevo fatto alla consultante stessa). Al di là del caso specifico, ognuno può illudersi come crede, vorrei chiarire subito la mia posizione: credo che tali pratiche siano, nel migliore dei casi, pure illusioni, nel peggiore truffe belle e buone. Ovviamente studiando e praticando i Tarocchi non posso escludere a priori tali approcci, anzi: in fondo i Tarocchi sono essi stessi una macchina “magica”, con la differenza che chi ne approfondisce seriamente l’utilizzo impara essenzialmente una tecnica, non crea regole a suo uso e consumo. Non ne ho mai avuto esperienza diretta, ma sono convinto che ci siano livelli di iniziazione tali da consentire “interventi” per modificare il reale o l’esistenza altrui, solo che, appunto, sono prerogative esclusive di esoteristi e studiosi per noi inconoscibili, votati a altro che non sia far “incontrare tizio a tizia”…  Se vediamo il numero di sedicenti maghi e simili che pubblicizzano l’efficacia delle loro pratiche su internet, facebook, giornali ecc sembra invece che nulla sia più diffuso e facile da realizzare della magia, nel senso proprio del termine (ossia ” pratica e forma di sapere esoterico e iniziatico che si presenta come capace di controllare le forze della natura”, secondo il vocabolario Treccani). Ancora una volta vorrei dunque invitare i pochi che ho la possibilità di raggiungere con queste parole a tenersi alla larga da simili figuri o dalla facile tentazione di cercare di risolvere i propri problemi affidandovisi: nessuno alla vostra portata farà innamorare di voi qualcuno che neppure sa chi siete, nessuno vi libererà da presunti malocchi e così via. Circa i Tarocchi, ancora una volta ci tengo a precisare che essi sono una chiave per interpretare passato e presente al fine di scegliere consapevolmente tra i possibili futuri che essi stessi (davvero “magicamente”) ci prospettanto: invitano a intervenire attivamente sul destino, non a subirlo.

Per info e letture, la prima completamente gratuita e senza limiti di tempo, scrivere a

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Breve bibliografia

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La manualistica sui Tarocchi, sui loro significati e il loro uso è sconfinata; basta andare in una qualsiasi libreria medio grande per trovare numerosi testi che trattano l’argomento. Ovviamente c’è molta ridondanza e tanto materiale decisamente superfluo o non all’altezza; l’importante non è leggere quanti più libri sui Tarocchi, ma “quelli giusti”: la personale convinzione di chi scrive, poi, è che sia necessario, una volta letto qualcosa per cominciare a farsi un’idea sull’argomento, il confronto con un maestro che, con vive parole, ci accompagni sulla strada che abbiamo deciso di percorrere. Nei libri c’è molto, ma non c’è tutto, e un corso, purché fatto da qualcuno competente e serio, è il passo necessario da compiere per chi è davvero interessato. Ci sono testi storici dei quali non è questa la sede adatta per parlarne; gli scritti di Eliphas Levi, di Papus, di Rider Waite, più tardi di Paul Marteau o Joseph Maxwell, sono capisaldi della tarologia, ma sono anche libri difficili, ostici, dove i tarocchi vengono inseriti in discorsi esoterici di vasto respiro e che francamente credo che respingerebbero il neofita. Tutto sommato, è meglio rimandare il confronto con queste “eminenze grige” a un secondo momento, quando già si è cominciato a padroneggiare un po’ la materia e si ha desiderio di inquadrare il tutto in un discorso storico di più ampia portata. Personalmente tra questi classici il più attuale credo ancora che sia “I Tarocchi” di Oswald Wirth: anche qui siamo di fronte a un’opera enorme ardua da affrontare, ma molti spunti e riflessioni credo che siano tuttora davvero validi, sapendo filtrare un po’ la mole di informazioni che l’autore riversa nel libro. Il mio ingresso nel mondo degli Arcani, dietro consiglio della titolare di una libreria esoterica, è stato con “Il linguaggio segreto dei Tarocchi” di Laura Tuan: siamo certamente nell’ambito di una “cartomanzia” di impostazione tradizionale, ma la grande competenza dell’autrice è utile per cominciare a capire davvero la struttura e la composizione del mazzo, i significati principali delle carte, le connessioni tra Tarocchi, numerologia, astrologia ecc. Le Edizioni Mediterranee hanno pubblicato molto materiale sulle carte, e sfogliare testi come “La Magia dei Tarocchi” di Donato Piantanida offre sempre l’occasione di imbattersi in nozioni interessanti e utili: se posso dare un consiglio, più che intestardisi a assimilare dalla prima all’ultima pagina questi manuali, è meglio leggere le introduzioni, le parti di carattere generale, e poi consultando l’indice tornare di tanto in tanto sui testi per affrontare separatamente e non in ordine gli argomenti proposti. Ma, come dicevo, ci si può perdere nel mare della manualsitica dedicata, così voglio ora citare l’opera che, a me come a molti altri, ha cambiato radicalmente la visione su questo affascinante mondo: La Via dei Tarocchi di Alejandro Jodorowski. E’ davvero un libro monumentale che, partendo dalla personale, ricchissima esperienza dell’autore, ci introduce in tutti gli aspetti fondamentali del Tarot: i vari mazzi, la struttura, l’eccezionale sezione dedicata alla numerologia, il significato di ciascun arcano, gli esempi di possibili approcci di lettura… d’altronde la moderna tarologia ha origine dal lavoro di restauro che lui e Philippe Camoin hanno compiuto sul mazzo settecentesco di Nicolas Conver, dunque è questo, secondo me, l’obbigatorio punto di partenza. Soprattutto nella minuziosa analisi di ciascuna carta si comprende il corretto punto di vista che è necessario avere nel addentrarsi veramente in questa materia: i Tarocchi sono essi stessi un libro, un linguaggio che ci parla attraverso i disegni, i colori, i più piccoli particolari grafici e a questi dobbiamo fare attenzione per cominciare a comprenderne il significato e il messaggio. Anche qui la cautela è un consiglio da dare; la debordante e vulcanica personalità di Jodorowski può confondere e intimorire il lettore: piccole dosi, magari una lettura da fare non nell’ordine proposto dal libro ma per gruppi di argomenti potrebbe essere un buon modo di affronare la massa di informazioni senza venirne travolti! Ovviamente, in quanto frequentatore dei suoi corsi, devo, e con grande rispetto e piacere, citare le opere di Carlo Bozzelli, che sono davvero lo stato dell’arte sui Tarocchi al momento. “Il Codice dei Tarocchi” è, come nel caso di Jodorowski, un’opera che allo stesso tempo introduce e approfondisce e sprattutto rivoluziona l’approccio tradizionalmente utilizzato nell’affronatare le carte: per capire dove sta andando la tarologia nella sua più ampia valenza di “scienza umana” è una lettura fondamentale. Il suo secondo libro, “I Tarocchi. Il Vangelo Segreto” è invece un’opera di più intenso approfondimento esoterico e filosofico, la cui lettura consiglio in uno stadio di consapevolezza già più avanzato, proprio per coglierne l’immensa portata. E tutto questo, in attesa che l’iniziatore della moderna tarologia, Philippe Camoin, decida finalmente di affidare le sue intuizioni e i suoi studi a quel libro organico e compiuto che da tempo tutti noi appassionati stiamo attendendo….

per info e letture: max.arcanonove@gmail.com

Maison Dieu

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Una lettura fatta di recente mi spinge a fare qualche riflessione sul sedicesimo arcano maggiore dei Tarocchi, Maison Dieu, Casa Dio. E’ una carta, conosciuta ai più come Torre, che viene sempre accolta con una certa apprensione dai consultanti, perché la nomea che accompagna tradizionalmente questo arcano non è certo positiva. Si vedano le seguenti immagini, alcune tratte da mazzi molto famosi, come Rider Waite, Wirth, Crowley

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In generale, l’idea alla quale rimandano, il tratto comune, è il concetto di crollo, distruzione, disgrazia o superbia punita, tutti collegati all’associazione con la biblica torre di Babele. Tutto ciò è fuorviante, nei Tarocchi di Marsiglia correttamente interpretati nulla fa pensare a questo. Intanto il nome stesso della carta, che contiene la parola “Dio”: può avere una valenza negativa un rimando alla divinità? Al padre? “Casa Dio” è un luogo di accoglienza, dove sentirsi protetti, non minacciati. La costruzione è integra, la sommità è sfiorata e sollevata dallo sbuffo colorato: è un’apertura, non un crollo. Jodorowski parla di “qualcosa che stava rinchiuso esce all’esterno”. Le monete colorate che piovono dal cielo indicano abbondanza (i mezzi che ci sono messi a disposizione per realizzare un progetto). I mattoni color carne parlano del corpo fisico, la connotazione fallica dell’immagine è connessa alla fertilità; i personaggi sembrano danzare, fare capriole di gioia, più che cadere dall’alto. Da qui una serie di “parole chiave” di valenza completamente diversa dalla negatività, dura a morire, che la carta si porta dietro: gioia, abbondanza (anche economica), opportunità, progetti, utilizzare il proprio talento, la casa (del padre), una costruzione, un tempio, la convivenza, la famiglia, un feto in arrivo, il gioco, la danza…

Ovviamente la carta a rovescio va interpretata in un senso più vicino a quello tradizionale, come orgoglio punito, rifiuto di Dio e dell’abbondanza, crollo o bancarotta, ma insomma, quando questo arcano esce in una lettura al dritto o in soluzione o in chiusura del consulto, non può che essere un segnale o un consiglio costruttivo del quale il consultante deve rallegrarsi e accogliere con gioia e positività.

Per una lettura, scrivere a: max.arcanonove@gmail.com

La numerologia nei Tarocchi: una particolarità densa di significato

Questo è il primo di una serie di articoli che sto progettando di scrivere a proposito della numerologia nel Tarot, del rapporto quindi tra Arcani e numeri: tale relazione è stretta e la sua importanza è sottolineata dal fatto che i numeri sono ben evidenti nel cartiglio di ciascuna Lama, posizionati in alto e al centro, dunque in massima evidenza (nulla è un caso nel Tarot, è bene ricordarlo!). Come consiglio di lettura, come spesso mi accade, rimando alla “Via dei Tarocchi” di Alejandro Jodorowski, nella cui prima parte è dedicato a tale argomento un ampio e esaustivo capitolo. Oggi voglio far notare un particolare piccolo, che può passare inosservato, ma assai significativo e indicativo della dottrina, della filosofia alla base dei Tarocchi. Osserviamo la seguente serie

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molto semplicemente sono i primi quattro Arcani; se osserviamo i numeri in alto vediamo che sono in sostanza quelli romani: I, II, III e IIII, con la differenza che il quattro non è scritto, come ci aspetteremmo, con il classico IV. Osserviamo altre carte:

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in tutte sono presenti quattro stanghette verticali: VIIII invece di IX per il nove, XIIII invece di XIV per il quattordici, XVIIII invece di XIX per il diciannove. Cosa significa? Possibile sia solo una leggerezza o un errore dello stampatore? Difficile crederlo, a maggior ragione se pensiamo che questo mazzo, come gli altri Marsigliesi, risale a un epoca, il Settecento, dove la numerazione in stile romano era diffusa e consueta.  Ebbene, anche qui sta nascosto uno degli innumerevoli (centinaia!) codici che veicolano il messaggio segreto e esoterico dei Tarocchi. Se riflettete, scrivere “IV” significa “5-1” o “uno di meno per arrivare a cinque”, scivere “IX” significa “10-1” o “uno di meno per arrivare a dieci” e così via, dunque in pratica si evidenza una mancanza, una differenza per arrivare al numero più grande. Quando invece il Tarot scrive IIII è una sequenza crescente, “progressiva”, così come VIIII, XIIII ecc. Ciò sta a significare appunto che i Tarocchi hanno un senso progressivo, segnano una strada evolutiva di continua aggiunta, mai di sottrazione: l’insegnamento del Tarot è fatto di tappe successive e sempre più elevate, come in una scala. L’arricchimento del sapere e della conoscenza di sé e del mondo che questa dottrina diffonde non può essere mai associato a un’immagine, sia pure un particolare apparentemente insignificante, di diminuzione o difetto. E’ una piccola cosa, ma di enorme portata.

Per un consulto, scrivere a: max.arcanonove@gmail.com