La numerologia nei Tarocchi: una particolarità densa di significato

Questo è il primo di una serie di articoli che sto progettando di scrivere a proposito della numerologia nel Tarot, del rapporto quindi tra Arcani e numeri: tale relazione è stretta e la sua importanza è sottolineata dal fatto che i numeri sono ben evidenti nel cartiglio di ciascuna Lama, posizionati in alto e al centro, dunque in massima evidenza (nulla è un caso nel Tarot, è bene ricordarlo!). Come consiglio di lettura, come spesso mi accade, rimando alla “Via dei Tarocchi” di Alejandro Jodorowski, nella cui prima parte è dedicato a tale argomento un ampio e esaustivo capitolo. Oggi voglio far notare un particolare piccolo, che può passare inosservato, ma assai significativo e indicativo della dottrina, della filosofia alla base dei Tarocchi. Osserviamo la seguente serie

I II III IIII

molto semplicemente sono i primi quattro Arcani; se osserviamo i numeri in alto vediamo che sono in sostanza quelli romani: I, II, III e IIII, con la differenza che il quattro non è scritto, come ci aspetteremmo, con il classico IV. Osserviamo altre carte:

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in tutte sono presenti quattro stanghette verticali: VIIII invece di IX per il nove, XIIII invece di XIV per il quattordici, XVIIII invece di XIX per il diciannove. Cosa significa? Possibile sia solo una leggerezza o un errore dello stampatore? Difficile crederlo, a maggior ragione se pensiamo che questo mazzo, come gli altri Marsigliesi, risale a un epoca, il Settecento, dove la numerazione in stile romano era diffusa e consueta.  Ebbene, anche qui sta nascosto uno degli innumerevoli (centinaia!) codici che veicolano il messaggio segreto e esoterico dei Tarocchi. Se riflettete, scrivere “IV” significa “5-1” o “uno di meno per arrivare a cinque”, scivere “IX” significa “10-1” o “uno di meno per arrivare a dieci” e così via, dunque in pratica si evidenza una mancanza, una differenza per arrivare al numero più grande. Quando invece il Tarot scrive IIII è una sequenza crescente, “progressiva”, così come VIIII, XIIII ecc. Ciò sta a significare appunto che i Tarocchi hanno un senso progressivo, segnano una strada evolutiva di continua aggiunta, mai di sottrazione: l’insegnamento del Tarot è fatto di tappe successive e sempre più elevate, come in una scala. L’arricchimento del sapere e della conoscenza di sé e del mondo che questa dottrina diffonde non può essere mai associato a un’immagine, sia pure un particolare apparentemente insignificante, di diminuzione o difetto. E’ una piccola cosa, ma di enorme portata.

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Il Diagramma 3×7

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Il diagramma 3×7, un vero e proprio “mandala” dei Tarocchi, è probabilmente la più importante scoperta degli studiosi sulla strada della decifrazione del significato profondo di questo antico sapere. Lo schema, che trae la sua origine dall’osservazione fondamentale che Le Mat, arcano senza numero, costituisce un insieme a sè stante, si offre come la chiave interpretativa capace di svelare connessioni tra le carte che, a un livello più elevato, ci illuminano sul significato più generale (filosofico) del sistema dei Tarocchi, a uno più “pratico” determina le leggi che gli arcani stessi veicolano per consentire a chi li consulta e li studia di interpretarne il linguaggio. Siamo di fronte a una “macchina metafisica”, quasi un antico calcolatore antenato dei moderni computer, dalla costruzione talmente complessa e sofisticata da essere senza dubbio frutto di una conoscenza collettiva di origine superiore e, a oggi, sconosciuta: si può dire che, nonostante la grandezza delle menti che vi si sono applicate e tuttora vi si applicano, siamo a una percentuale ancora davvero minima di comprensione del tutto. Per fare solo un esempio, consideriamo il primo e l’ultimo degli
Arcani numerati, Bateleur (I) e Le Monde (XXI). Il primo, l’apprendista, ha davanti a se sul tavolo gli oggetti che rappresentano gli elementi della natura che egli sta imparando a comprendere e utilizzare: delle piccole monete che rappresentano la terra, dei recipienti contenenti liquido (acqua), la bacchetta che tiene in mano (il fuoco), dei coltelli/lame, che rappresentano l’aria. Egli raccoglie e familiarizza con le materie prime, in questa fase inanimate (sono oggetti). Nell’Arcano XXI tali elementi si animano, diventano degli esseri viventi e circondano la misteriosa donna che danza al centro della carta: il toro/bue (terra), l’Angelo (acqua), il Leone (fuoco), l’aquila (aria). In questa mutazione dello stato, da inanimato a animato, in questa sublimazione della loro essenza, è rappresentato il percorso evolutivo dei Tarocchi, la progressiva presa di coscienza dell’iniziato da principiante, appunto, a essere che, percorsa la strada di formazione e sapere, è pronto per varcare quella porta che Le Monde rappresenta verso uno stato di coscienza ancora superiore. Questo per quello che riguarda l’aspetto “filosofico”, come s’è detto. Come “regola pratica” da desumere e utilizzare invece per la lettura, siamo di fronte alla cosiddetta legge della polarità: gli Arcani posti agli estremi di una fila o colonna (come i due esaminati appunto), sono sempre portatori di significati speciali connessi tra loro e che vanno messi in relazione e confrontati perché certamente importanti per la lettura che si sta in quel momento affrontando.
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