Ci sono alcune caratteristiche che sono essenziali nella formazione di un buon tarologo; come doti umane, senz’altro empatia e buon senso: con la seconda, in particolare, si intende l’equilibrio nell’interpretazione del messaggio trasmesso dalle carte, il saper valutare e soppesare i consigli da dare, l’umiltà con cui si interpreta il proprio ruolo, scevro da protagonismi o volontà di stupire chi si ha di fronte. C’è poi ovviamente l’approfondita conoscenza degli Arcani, delle parole chiave in esse nascoste, e la capacità di osservazione e contestualizzazione dei simboli: come già detto tante volte, nei Tarocchi tutto è simbolo, anche il più piccolo particolare grafico, giacché è attraverso il disegno, i colori e i cartigli che questa Intelligenza si connette con noi e ci parla. Infine, dal punto di vista della tecnica, esistono 10 leggi o prescrizioni che il Tarologo deve conoscere e saper applicare all’occorrenza; vi è dunque una base di preparazione teorica che deve poi affinarsi con la pratica. Queste 10 prescrizioni, che si desumono dalla struttura cifrata dello schema 3×7
sono delle regole che servono sia per la disposizione delle carte che per l’interpretazione delle stesse; non tutte si presentano ovviamente sempre in una lettura, ma alcune sono particolarmente frequenti e importanti e dunque sono la base di conoscenza necessaria, la chiave, per tentare di svelare il messaggio trasmesso dal Tarot. Anzitutto le tre leggi che vanno sotto il nome di “molteplicità”.
1. Duplicità, strettamente connessa al dualismo, che è la concezione alla base del Tarot: fare attenzione agli elementi in comune tra due carte vicine, dunque la ripetizione come mezzo con il quale i Tarocchi sottolineano qualcosa di importante nella lettura che si sta svolgendo (può essere un particolare grafico, un simbolo, un concetto…).
2. Triplicità, gli elementi in comune tra due carte sono tre, rafforza dunque la duplicità e la chiarifica se fosse sfuggita a una prima lettura.
3. Quadriplicità, o legge del 3+1; si aggiunge un quarto elemento, che però porta una differenza rispetto agli altri tre (la struttura 3+1 è fondamentale, lo vedremo, negli Arcani Maggiori, è la sequenza base secondo la quale essi si organizzano).
4. Antitesi, rileva ciò che c’è di diverso tra due carte vicine, è importantissima, frequente, e spesso facilmente rilevabile, e per questo è sempre molto utile come orientamento all’inizio di un tiraggio.
5. Analogia, rileva ciò che c’è di simile tra due carte, e dunque è ancora connessa a duplicità e dualismo: è importante sottolineare che due simboli nei Tarocchi non sono mai identici, perché la mera ripetizione impoverirebbe il messaggio, al contrario una differenza, anche sottile, lo arricchisce.
6. Irregolarità, pone l’accento su una carta che, in una serie, si distingue dalle altre per qualcosa.
7. Polarità, le carte poste all’estremità di una fila (diagonale o orizzontale) vanno messe a confronto come se fossero vicine.
8. Ordinata, stabilisce una relazione tra carte poste su una fila verticale (queste ultime due sono dunque leggi che riguardano dei nessi di posizione tra carte non contigue).
9. Contemplazione
10. Opportunità/Soluzione
Di queste due si è già diffusamente parlato in precedenza, e sappiamo che sono i due cardini fondamentali attorno a cui si organizza un tiraggio.
Info per la lettura (la prima sempre gratuita): scrivere a max.arcanonove@gmail.com